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Life Under Griffon Wings

 

Il diario di uno studente milanese: così ho imparato a riconoscere i Grifoni

24/04/2020

Mi è stato chiesto di provare a raccontare la mia esperienza all’interno del progetto ‘Life Under Griffon Wings’, ma per farlo devo fare un passo indietro e cominciare dalle presentazioni.

Sono Davide Pagani, uno studente di veterinaria qui alla facoltà di Sassari. Sono stati 5 anni parecchio tosti ma entusiasmanti al tempo stesso, vissuti da fuori sede in una città a misura d’amicizia e di conoscenza continua.

Il mio percorso universitario è stato tutto sommato abbastanza lineare e procedeva di anno in anno fra lezioni e pratiche a ritmo serrato. Spinto dal fatto di essere finito in un anno con colleghi che “macinavano” esami uno dietro l’altro anche io sono sempre rimasto in corso. Tuttavia, rispetto a molti dei miei compagni che sin dai primi anni erano certi di quale fosse la strada che avrebbero voluto intraprendere e che impiegavano il loro tempo libero fra internati e dipartimenti, io non avevo ancora le idee molto chiare. Alcune materie mi entusiasmavano più di altre, ma nessuna scintilla sembrava scattare; sicuramente le pratiche svolte all’aria aperta o, addirittura, nei vari allevamenti mi coinvolgevano di più rispetto a quelle passate in facoltà.

È arrivato poi il quarto anno e con esso l’ansia di dover davvero iniziare a pensare ad un internato e alla tesi. La mia voglia di campagna e sole in faccia non era diminuita e nemmeno la mia parallela passione per la fauna selvatica, così ho incominciato a cercare qualche docente che potesse offrire un progetto che rispecchiasse le mie idee.

Sono arrivato all’Istituto di Fisiologia un po’ per caso a dir la verità. Dopo aver gironzolato un po’ a vuoto, il Prof. Scala mi ha indirizzato verso la Prof.ssa Berlinguer dicendo che lei stava portando avanti un progetto sui Grifoni. Io all’epoca quasi non sapevo di cosa si trattasse, però ho deciso di incontrarla comunque e capire meglio in cosa consistesse questo progetto. Lo stesso giorno lei mi ha presentato il Dr. Andrea Rotta e Pietro Masala, altri protagonisti del Life.

Da quel momento del 2018 sono entrato in un vortice di nuove nozioni ed esperienze che non avrei mai pensato di esplorare. All’inizio era difficile stare a dietro a una macchina che già funzionava da qualche anno, con meccanismi e ragionamenti tutti suoi, ma pian piano mi ci sono abituato e cose che in principio non capivo hanno poi acquisito senso, come i pezzi di un puzzle. Mi è stato spiegato che l’obiettivo del progetto era quello di favorire la conservazione della popolazione del Grifone in Sardegna che in questi ultimi anni se la stava passando davvero brutta, rischiando quasi l’estinzione. Il Life è finanziato con fondi europei e prevede varie azioni, che vanno dalla costruzione di una rete di carnai per l’alimentazione supplementare dei grifoni, al loro monitoraggio; dalle liberazioni di grifoni di provenienza spagnola per andare a rimpolpare la popolazione locale, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importante ruolo ecologico che hanno questi “spazzini naturali”. Io stesso nel tempo infatti ho imparato che nonostante il loro aspetto bruttino (se paragonato a quello di altri rapaci più noti dotati di maggior eleganza), i grifoni sono animali molto interessanti, intelligenti e soprattutto dotati di una notevole capacità di adattamento alle situazioni più disparate.

In questi anni ho avuto la fortuna di conoscere e poter lavorare al fianco di numerosi esperti e professionisti che mi han trasmesso il loro sapere senza risparmiarsi. Sin dall’inizio ho potuto affiancare Davide De Rosa, un ornitologo del team di progetto, nelle varie attività sul campo. Grazie a lui per esempio, sono riuscito, dopo vari tentativi, a distinguere un ramo contorto da un grifone in lontananza e poi, lentamente quest’ultimo da una poiana! Ho scoperto che fra i caratteri che permettono il riconoscimento delle varie classi di età dei grifoni ci sono il colore del becco e degli occhi, la forma delle piume attorno al collo e altri ancora.

A dover tirar le somme, arrivati quasi a conclusione di questa esperienza, prender parte del progetto ‘Life Under Griffon Wings’ per me ha avuto molti aspetti positivi. In primis mi ha fatto conoscere un sacco di persone davvero in gamba con cui ho condiviso bei momenti sia di lavoro che non; ho scoperto realtà che altrimenti non avrei mai sfiorato. Un altro motivo per cui consiglierei di intraprendere questo percorso (sia agli studenti di fuori che ai sardi) è l’innumerevole carrellata di panorami e posti mozzafiato che ho visto; certo bisogna aver voglia di spostarsi da Sassari, aprire la mente e sporcarsi un po’ le mani, ma la “fatica” viene ampiamente ripagata.

Una volta capito quale fosse l’aspetto fra i tanti portati avanti che più si addiceva alla stesura di una tesi, con molta fiducia da parte del team, mi è “stato affidato” il compito di monitorare una stazione di alimentazione a Monte Minerva. Dai dati e dalle osservazioni estrapolate nel corso di questi anni, grazie all’aiuto della Prof.ssa Berlinguer, ho scritto la mia tesi di laurea che appunto va a valutare i carnai aziendali come misura di conservazione del grifone in Sardegna.